Ministero delle Infrastrutture – Regione Abruzzo
2.000.000,00 €
Arch. Nicola Di Biase
D.LL.: arch. Nicola Di Biase
2020
Spazio pubblico
RICICLARE LA CITTÀ è oggi uno dei più ricorrenti pensieri-guida per le trasformazioni urbanistiche delle città che vogliano percorrere la strada della sostenibilità, della qualità e della creatività. La necessaria rigenerazione – architettonica, sociale ed economica – degli insediamenti urbani deve avvenire attraverso una immissione in “nuovi cicli di vita” dei complessi urbani, dei tessuti insediativi e delle reti infrastrutturali in dismissione, in mutamento o in riduzione funzionale. Nell’era della crisi ecologica ed economica le città decrescono, si contraggono producendo “lacerti” urbani, “trucioli” funzionali e “rottami” di sviluppo che attraverso un processo di riciclo possono tornare ad essere le componenti di nuovi cicli di vita capaci di generare rinnovati paesaggi urbani. Queste sono le premesse alla base del progetto per Fossacesia. Nuove parti di città fondate sul riuso creativo dell’abbandono, della dismissione, del declassamento o della modificazione d’uso dei tessuti insediativi tradizionali. Il riciclo urbano – nuova e potente forza creativa – deve riguardare i numerosi materiali in disuso o in dismissione sia abitativi (i quartieri in degrado), sia produttivi (aree pubbliche dismesse), sia logistici (infrastrutture viarie). Ma occorre lavorare non solo sulle loro potenzialità materiali (aree, cubature, infrastrutture) ma soprattutto su quelle legate alle memorie e alle identità contenute nelle aree da riciclare. È da queste aree che la città di Fossacesia dovrà produrre nuova “intelligenza urbana”, a partire dalla riscrittura di “righe di codice” dismesse (le funzioni), “banchi di memoria” non utilizzati (le aree), “routine” urbane ancora efficienti (le infrastrutture). Tutti materiali urbani ancora con tracce di vitalità, che si offrono come risorse per la progettazione ecologica e il per la cittadinanza attiva e il co-working.
La tavola su cui lavorare vede già disegnate le fondamenta progettuali:
• parte di tessuto urbano dismesso ed in fase di degrado (edifici su via Lanciano);
• torre piezometrica in disuso;
• incoerenza dello scenario infrastrutturale (mancanze di ricuciture urbane);
• vuoti urbani privi di significato (verde incondizionato e paesaggio abbandonato).
Su tali righe, quindi, riciclare parte di questa città porterà ad uno scenario più sostenibile, più responsabile ma anche più creativo, capace di ripensare modelli di comunità urbana per reinventare le forme dell’insediamento a partire dalla ri-attivazione dei capitali urbani in dismissione, in mutamento, in crisi. Una città capace di ridisegnare il modo con cui ci muoviamo, di ritessere rapporti creativi con l’ambiente e il paesaggio e di alimentare la produzione di culture insediative urbane in grado di attivare nuovi metabolismi urbani, ma anche di reagire agli scenari di declino. Le città del futuro, soprattutto le nostre città adriatiche dovranno agire entro un nuovo capitalismo ecosofico e responsabile che produca riusi, ricicli ed evoluzioni creative e che sia capace di fornire una guida permanente dei processi insediativi attraverso una forte integrazione con la sostenibilità ecologica, con la pianificazione territoriale, con la gestione dell’uso dei suoli, con l’efficienza energetica, con la progettazione di morfologie senza sottrarsi dalla produzione di valore. Una città regolata e guidata da un nuovo “sistema operativo” generato dall’uso creativo della ristrutturazione e rigenerazione urbana.
L’approccio progettuale quindi ha richiesto un cambio di paradigma, rispetto all’usuale condizione progettuale, in cui il territorio venga inteso quale risorsa da preservare, non solo in termini di riduzione del suo consumo, ma soprattutto considerandolo un detentore di “cellule di sviluppo” spesso sottoutilizzate o mistificate rispetto alle reali potenzialità d’uso. Abbiamo contrapposto alla città della rendita fondiaria la città della “rendita sociale”, in grado di agire con maggiore efficacia sulla sua stratificazione. Il brano di città di via Lanciano con il suo contesto ci si auspica che diventi un esempio di rigenerazione urbana in grado di riciclare il suolo già utilizzato evitando di disperdere energia per costruire quartieri intelligenti. Un’etica rinnovata di responsabilità del progetto per la Torre per la città.
Da qui anche il titolo del progetto assume una duplice valenza:
• la prima in senso fisico si traduce come un nuovo oggetto a sviluppo verticale che rappresenti in qualche maniera la città di Fossacesia;
• la seconda invece, assume toni filosofici con l’auspicio di stimolare eventuali futuri scenari di rigenerazione.
Entrando nel dettaglio progettuale l’idea è stata quella di recuperare il contenitore della torre piezometrica in disuso per trasformarla attraverso azioni puntuali di sottrazione ed ampliamento allo stesso tempo in un luogo rivolto alla società ed alle funzioni cittadine. Partendo dal piano terra abbiamo conservato l’ingresso principale; l’ambiente interno verrà organizzato come atri di ingresso che funzionerà come luogo di informativo-accettazione dell’utente. Da qui attraverso un ampliamento verso sud è stata realizzata una sala meeting che presenterà un grande affaccio su via Lanciano. La parte retrostante invece sarà organizzata come luogo per i servizi igienici e, attraverso l’aggiunta del copro scala e dell’ascensore, come elemento di collegamento dei livelli superiori. Salendo sul primo piano, attraverso un corridoio aggiunto di distribuzione a sud si accede ad uno spazio (interno alla vecchia torre) destinato a centro d’ascolto per le vittime di abusi. Sul secondo ed il terzo livello sarà, con lo stesso schema distributivo del primo livello, saranno organizzati rispettivamente come sala studio e spazio co-working. L’ultimo livello, completamente ricostruito, verrà destinato a museo delle tradizioni e della pesca. Tale spazio sarà completamente vetrato in modo da rendere una vista panoramica su tutta la città e sul golfo di Fossacesia Marina.
A livello materico l’idea è quella di preservare le murature in mattone faccia a vista per la torre e rivestire con una pelle microforata in corten tutte le aggiunte volumetriche.
Gli spazi di distribuzione del primo, secondo e terzo livello saranno resi trasparenti dalla superficie vetrata esterna con una schermatura realizzata con la pelle di cui sopra. Tale schermatura verrà interrotta in alcuni punti in facciata in modo da creare degli squarci visivi sul paesaggio circostante.
Sul versante opposto la proposta progettuale prevede la demolizione di un edificio, in avanzato stato di degrado, per lasciar posto alla realizzazione di un nuovo volume (più piccolo dell’esistente) da destinare ad info-point. Questo edificio è stato pensato come integrazione funzionale al Museo della Pesca e delle Tradizioni. È costruito in aderenza al fabbricato vicino come il rudere di cui prenderà il posto. A piano unico, avrà un ingresso coperto esterno. L’interno sarà divisa in una stanza con bancone per le informazioni e la vendita di prodotti relativi al territorio, scaffalature espositive e piano per una degustazione veloce (13 mq), e un unico servizio igienico fruibile anche da disabili (5,5 mq).
La volumetria forma scatolare sarà caratterizzata da un tetto rovescio e da una pelle in lastre di corten microforato. Il prospetto principale verrà completamente lasciato vetrato in modo da garantire una sufficiente illuminazione interna naturale.
Un altro tema importante del progetto riguarda lo spazio pubblico sia come infrastruttura e sia come verde pubblico. A livello infrastrutturale verrà realizzata una nuova strada di collegamento, perpendicolare a via Lanciano, che costeggiando l’ex torre piezometrica aumenterà la permeabilità veicolare e pedonale verso il futuro spazio pubblico da realizzare sul retro dell’abitato di Lanciano.
Quest’ultimo sarà caratterizzato da un piccolo parco attrezzato con giochi per bambini, uno spazio pedonale e un sistema di parcheggi a pettine. Tale spazio verrà caratterizzato inoltre da un filare alberato sul limite ovest e sul limite est.